Luci che trafiggono la polvere. Una squadra cinofila si avvicina alla zona del crollo. I cani cercano i sopravvissuti tra le macerie. Forse non ce ne sono, forse è troppo complicato riuscire a tirarli fuori da quelle pietre. Uno dei cagnolini riesce a trovare un pertugio in cui annusa la presenza di un essere umano, ma – alle richieste dei soccorritori – nessuno risponde. Solo noi lettori possiamo “sentire” la flebile richiesta di aiuto di qualcuno, di Dylan Dog. Tanti sono gli interrogativi. Per esempio, il nostro Indagatore dell’Incubo è solo nel tunnel della metropolitana crollato?
È questo l’inizio dell’ultimo episodio di Dylan Dog, il numero 313, che vede il ritorno di Paola Barbato ai testi della serie mensile (era assente dal maggio del 2011) e ai disegni il veterano Giovanni Freghieri. La Barbato – che negli anni ha consolidato il suo stile – non lascia insoddisfatti nemmeno in questa occasione i suoi ammiratori. Le atmosfere e i temi della scrittrice veronese sono presenti anche in questa nuova avventura: un profondo scavo psicologico dei personaggi protagonisti, un’analisi delle relazioni umane, sempre in bilico tra verità e bugie, un profondo pessimismo verso ogni sentimento che crediamo reale.
La storia prosegue con Dylan che salva una donna anche lei incastrata sotto una grossa trave che le impedisce i movimenti. Entrambi non ricordano nulla di quello che è avvenuto prima del crollo. I loro ricordi si fermano a quando tutto è venuto giù, il resto sono solo istantanei “flashback” che andranno componendosi nel corso delle pagine, fino a completare la soluzione del mistero. Mistero che non rivelerò, sia chiaro, lasciandovi alla lettura di questa nuova storia.
Chi ha visto Il Signore del male di John Carpenter (1987) forse troverà alcune somiglianze con la storia che si appresta a leggere, ma di sicuro non troverà la nettezza, la laconicità del cinema carpenteriano: la Barbato, infatti, non cambia di una virgola la sua scrittura. Non c’è neanche un momento di pausa dai dialoghi che appesantiscono film porno gratis la lettura di quest’albo. Già a metà della storia, tutto quello che succede è un lungo “spiegone” che sembra non finire mai. Si arriva a pagina 98 stanchi e delusi perché ciò che c’era da sapere lo avevamo ben capito da molto e i dialoghi non si amalgamano mai con l’azione. Ecco, per come la vedo io, tutto ciò che sapevo di trovare in un albo scritto da Paola Barbato, l’ho trovato. E non ne sono per nulla contento.
La storia risulta noiosa, prevedibile e sterile, come un motore che gira sempre a vuoto. Ma forse meno indigesto di altre sue prove.
Sono rimasto, invece, sorpreso dalla buona prova di Freghieri; da molto tempo non sempre in forma, vuoi per stanchezza, vuoi per inerzia. In quest’albo, l’atmosfera che prende vita dalle matite e chine di Freghieri sembra sempre quella giusta. Di sicuro, l’unica nota positiva del Dylan Dog n. 313, Il crollo.